Tony Lapine, il padre di Porsche e Corvette
Negli Stati Uniti, qualcuno ha inventato e usa un soprannome particolare per la Porsche 928: la chiamano, infatti, la “Corvette tedesca”. E a pensarci bene, questo nome ha un fondamento ben preciso.
Siamo onesti, noi non avevamo mai pensato a una correlazione tra queste due automobili, ma probabilmente da adesso ci penseremo spesso.
Come la Corvette, la 928 ha un motore con otto cilindri a V, montato in posizione frontale, la trazione posteriore e un’anima di coupé studiata appositamente per poter percorrere grandi distanze ad alta velocità.
A parte questo, non ci sarebbe molto altro in comune tra queste due auto d’epoca, se non un nome: Tony Lapine.
E voi vi chiederete: «Ma chi è questo?». Domanda lecita, perché non è un personaggio famoso. Si tratta di un designer originario della Lettonia, che ha iniziato la sua carriera lavorando alla General Motors, a partire dal 1951.
Collaborava con Larry Shinoda, che ha ideato la seconda generazione della Corvette. E proprio Lapine ha avuto un ruolo di primo piano nella progettazione della Stingray del 1963.
Dopo questa auto, ha lavorato a molti prototipi per GM, fino a quando è stato trasferito in Germania, per lavorare alla Opel. Qui è rimasto per qualche anno, fino a quando nel 1969 è stato assunto dalla Porsche.
Era arrivato nell’azienda di Stoccarda pochi anni prima che iniziasse il nuovo corso, che con due nuovi modelli, la 924 e la 928, doveva risanare la casse e far ripartire l’industria.
Lapine (gli esperti Porsche lo sapranno bene) ha diretto il centro stile per entrambi i modelli, che sono stati disegnati rispettivamente da Harm Lagaay e da Wolfgana Mobius. Il resto è storia, perché se questi due modelli da alcuni sono bistrattati, da altri sono apprezzati, e comunque sono un capitolo importante nella storia della Porsche.
Da una delle auto più evocative nell’America degli anni ’60, passando per un punto cardine di fine anni ’70, il nome di Lapine è un anello importante di questa catena dell’industria automobilistica, anche se in pochi lo conoscono.