Spesso il destino di un’auto ormai abbandonata da tempo dipende da determinate circostanze, ci avete mai pensato? Se il suo proprietario incontra uno disposto ad offrire una somma accettabile la macchina passerà finalmente in una qualche officina per il restauro ed infine tornare in strada, altrimenti rimane dov’è a prendere muffa, a subire le intemperie e, di conseguenza, a farsi divorare dalla ruggine, come accaduto a questa Alfasud. L’incontro tra queste due persone solitamente è dovuto ad un terzo individuo, che casualmente conosce proprietario ed acquirente. Una serie di fortunate coincidenze. Ecco, non per vantarmene ma… questo terzo individuo sarei io, e casualmente conoscevo Edoardo, che ha ereditato dal padre una vecchia Fiat 124 Sport Coupè 1600 del 1976, e Luca, giovane cacciatore di auto abbandonate o comunque bisognose di ripristino.
Tutto ha avuto inizio quando Edoardo, già col pallino dei motori e felice proprietario di una Corvette C5, mi ha raccontato della 124, un cimelio di famiglia, giacente dagli anni novanta sotto la tettoia del loro cascinale. Auto senza targhe, senza alcune parti del motore, ammaccata qua e là ma soprattutto sporca, nel complesso piuttosto sana e, cosa più importante, senza corrosione passante. Dunque un’esemplare che, pur con fatica e soldi, può tornare come nuova. Edoardo e la sua famiglia, amanti delle belle auto, hanno sempre riservato per la macchina un abbandono che possiamo definire fatto con criterio, sempre calcolando l’eventualità di un suo possibile recupero, come poi è infatti avvenuto.
Uno dei motivi per cui vale la pena imbarcarsi nel suo salvataggio è che è sempre stata della stessa famiglia, senza mai subire altri cambi di proprietà. Se potesse parlare ne avrebbe da raccontare tante, soprattutto dei bei momenti passati al suo proprietario e alle belle giornate passate insieme alla moglie e ai figli.
Una delle cose interessanti di questa coupé è il fatto di essere equipaggiata con un sistema di scarico realizzato dalla Descam, azienda che aveva la sua sede poco distante dal luogo in cui ha sempre vissuto e che nel 1990 è finita in mano ad un’azienda di componentistica già presente nell’orbita Fiat.
Di recente, quel buontempone del sottoscritto, ha avuto modo di conoscere Luca Manzoni, barnfinder di professione fin da quando frequentava ancora il liceo. Da anni gira in lungo e in largo lo Stivale in cerca di auto interessanti, per cui valga la pena sobbarcarsi di costi per rimetterle a nuovo, da poter poi rivendere, o al limite tenere per sé.
Prima di procedere con il passaggio di proprietà e l’apertura del portafogli è stato neccessario fare un sopralluogo preventivo, per constatare le condizioni della 124. Per essere stata ferma più di vent’anni l’auto si presenta tutto sommato bene. L’unica rogna è che le ruote col tempo sono affondate nella terra e che il volante sterzato è bloccato, quindi ci sarà da lavorare un bel po’ per spostare la coupé. Gli esterni presentano solo qualche gibollo qua e là, manca qualche finitura e la vernice è scrostata in diversi punti ma nulla di preoccupante. Gli interni ad una prima occhiata sembrano aver sopportato bene la muffa, le edere e le cacchine di topo, ma sono integri. Al limite, oltre ad una bella sanificazione, bisognerà cambiare la tappezzeria. La meccanica è ciò che forse richiederà più impegno per il ripristino. Alcuni pezzi, come la farfalla, sono mancanti ma di facile reperibilità, stiamo parlando di un’auto che ai tempi ha venduto tanto e di cui oggi sono ancora diffusi diversi esemplari.
Un secondo giorno Edoardo e Luca, con l’ausilio del vecchio Discovery prima serie di quest’ultimo, riescono a spostare la macchina fuori dalla tettoia, in mezzo al prato. Non è stata una cosa semplice, ma con l’ausilio della fuoristrada inglese è stato possibile riportare la carrozzeria della due porte torinese a farsi accarezzare dal sole, dopo anni e anni al buio.
Infine, finalmente, il terzo giorno, quello della rimozione vera e propria, è arrivato. Siamo lì noi tre, due amici di Luca (tra cui il proprietario del carro attrezzi) ed alcuni parenti di Edoardo. Sembra quasi di assistere ad un qualcosa di importante, non ad un funerale, ma ad un qualcosa di diverso, forse all’opposto, perché, se tutto va bene e il restauro non dovesse presentare troppe complicazioni, la 124 dovrebbe tornare a nuova vita. Una volta caricata sul carro la salutiamo tutti mentre percorre, per l’ultima volta, il vialetto d’ingresso.
È troppo presto prima di sbilanciarsi su cosa ne sarà effettivamente dell’auto. Luca deve ancora guardarla da cima a fondo, soprattutto nei punti critici e meno in vista, ma personalmente voglio pensare che il fatto di averla preservata anziché fatta rottamare, magari in cambio di uno sconto su una Punto versione base, sia servito a qualcosa.
Quello che ho avuto modo di raccontarvi è una di quelle cose, il classico “ritrovamento nel fienile”, che non capita spesso di fare, anche perché ormai tanti cascinali e affini sono già stati ripuliti. Una piacevole scoperta dovuta all’intreccio di alcune fortunate coincidenze.
Mio padre ne possedeva una negli anni 70 Fiat 124 sport coupè 1800