C’era una volta il Motor Show. O meglio, vi fu un’era in cui la manifestazione motoristica di maggior successo in Italia era quella che si svolgeva in dicembre a Bologna, e che richiamava frotte di spettatori da ogni parte della penisola, attirati dalla rara possibilità di vedere auto, corse e ragazze da sogno riunite tutte sotto lo stesso tetto. Ve lo ricordate, il Motor Show dei bei tempi andati ? No? Beh, allora proviamo a fare un tuffo nei ricordi.
Nato nel 1976, ha sempre avuto un taglio particolare. E da quando è rinato, è emersa una nuova tendenza molto. Al Motor Show 2017 c’era un’esposizione di vetture davvero notevole nel padiglione 21 (pensate, un intero padiglione del Motor Show tutto per le auto d’epoca: una cosa tutto sommato inaspettata, solo qualche anno fa), esposizione raddoppiata de facto nei tre giorni finali quando, in luogo della comunque bella rassegna dedicata al modellismo, un altro padiglione (il 19) è stato riservato ad una vera e propria mostra-mercato . Molto appropriati anche i rispettivi titoli: Passione Classica Racing e Passione Classica Mercato, a seconda che si trattasse della panoramica sulle vetture sportive o da gara viste al 21 o della rassegna di auto “stradali”, molte delle quali in vendita, vista al 19.
Un tempo, si andava al Motor Show per molte cose, tranne che per le auto d’epoca. ma, già dall’anno scorso, le cose sono cambiate. Quest’anno, si può affermare che ci si poteva recare in fiera a Bologna anche e solo per vedere vetture d’epoca, e non sarebbe apparso eretico soffermarsi quasi esclusivamente su di esse, dato che erano il 30% del totale.
Ma cosa c’era di cosi interessante fra le auto d’epoca da riuscire a catturare lo sguardo dei Millenials che si sarebbero altrimenti fiondati istantaneamente negli stand ad alto contenuto di tacco 12 e minigonne ?
Per cominciare, c’erano tutti i principali nomi del motorismo storico italiano,nomi che non si sono certo tirati indietro nel proporre gioielli e rarità di buon livello. Certo, non c’erano le Rolls degli anni Venti viste a Padova o la 250 GTO di Milano, ma trovare una magnifica Alfa 33, una Lambda Spider del ‘29 e quella sorprendente monoposto per uso stradale, realizzata da Enrico Del Buono e dotata di un particolare sistema di “stabilizzazione dinamico” capace di adattare l’assetto della vettura alle condizioni della curva è stato senza dubbio molto, molto piacevole. Tutto questo grazie all’ASI, che nel suo ampio stand proponeva ancora una volta quella stupenda ricostruzione di una stazione di servizio AGIP di mezzo secolo fa. Tuttavia, il pezzo senza dubbio più particolare portato dall’ASI (e facilmente uno dei più pregiati in assoluto) era un’Aquila Italiana, superba rappresentante del motorismo nazionale di 105 e più anni fa. Le sue affascinanti sembianze da austera a venerabile dama erano a dir poco inebrianti.
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Foto 50. La linea di questa Topolino è a dir poco sconcertante, pur essendo in linea con le più avanzate tendenze stilistiche dell'epoca.
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Foto 63. Una classicissima Bianchina Trasformabile, primo membro della grande famiglia Bianchina.
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Foto 64. Fra le Bianchina esposte non poteva mancare una splendida cabriolet.
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Foto 65. Bell'esemplare di Bianchina berlina, aka la Bianchina di Fantozzi. Belle, anche se non originali, le coppe copriruota.
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Foto 66. Erano in effetti due le Bianchina berlina 4 posti viste al Motor Show, entrambe con una valigia collocata sul portapacchi esterno.
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Foto 67. La Autobianchi Giardiniera, ultima e quasi apocrifa rappresentante della famiglia.
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Foto 68. Fra le vetture in vendita si poteva ammirare anche la vera e propria Bianchina wagon, la Panoramica.
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Foto 69. Il bellissimo Bianchi Visconteo del '55, con annessa Primula Coupè. Notare che, essendo l'Autobianchi stata fondata nel medesimo anno, ne ado
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Foto 70. Che coppia !
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Foto 71. L'inconfondibile profilo della Primula Coupè seconda serie, un poco meno aggraziato di quello della prima serie a causa dell'assenza delle ca
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Foto 62. La Chichibio durante le prime fasi della ricostruzione.
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Foto 61. La March 732. Il nome indica che si tratta di un modello di Formula 2 del '73, qui nell'inconfondibile livrea della Beta Utensili.
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Foto 60. La Ferrari 512 S #1016 del '70.
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Foto 51. La versione barchetta di questa macchina è senza dubbio più tradizionale nell'aspetto, anche se assai essenziale e pulita.
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Foto 52. Una macchina che non ha bisogno di presentazioni, la 300 SL Roadster. Notare la targa d'epoca Roma e il...copriparaurti. Che classe !
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Foto 53. la Stratos è assolutamente inconfondibile tanto da davanti quanto da dietro.
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Foto 54. La Bugatti Type 35, per una volta in una livrea diversa dai tradizionali bleu o giallo.
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Foto 55. La seducente OM 469 N del 1922. 469 significa 4 cilindri, con 69 millimetri di alesaggio.
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Foto 56. La aggressiva livrea della Cisitalia D48, evoluzione della D46. La carrozzeria venne disegnata da Mario Revelli De Beaumont.
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Foto 57. La Lancia LC1 del 1982.
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Foto 58. La Lancia LC2 del 198 1983.
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Foto 59. La Lancia Beta Montecarlo Turbo. Questa vinse la 6 Ore del Mugello del 1981 con Riccardo Patrese ed Eddie Cheever.
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Foto 72. Il bellissimo pullman Bianchi del '48.
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Foto 73. Questo Bianchi possiede un look rimasto nella memoria di molti, tipico degli autobus turistici italiani degli anni Quaranta e Cinquanta.
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Foto 74. Una bellissima rappresentante delle prime A112 prodotte, un oggetto ormai raro e da veri amatori.
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Foto 88. Perfettamente in sintonia con lo spirito della manifestazione, una rara Stratos stradale.
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Foto 89. Una media da famiglia (americana) di fine anni Venti, la Dodge Brothers Six del '29.
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Foto 90. Elegante ed inusuale questa sportiva britannica, una BSA del '35.
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Foto 91. Come si può notare dal cartello, questa Fiat 1200 Granluce del '60 era fra le vetture in vendita.
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Foto 92. Senza dubbio l'auto più inaspettata dell' intero salone, una DKW del '36. Difficile immaginarla come un'antesignana delle Audi RS di oggi...
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Foto 93. La Quattroporte degli anni Novanta sta (forse) godendo finalmente del rispetto e dell'ammirazione che da sempre avrebbe meritato.
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Foto 94. Qualcosa per i cultori delle auto americane, una Corvette del '57.
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Foto 95. Vera e propria berlina da famiglia che vince le corse, una Giulia Ti Super. Notare la presa d'aria coperta da griglia in luogo dei fari inter
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Foto 96. La Volvo Amazon, aka P120, in una bella livrea bianca e blu.
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Foto 87. Sempre affascinante e suggestiva, ecco un superbo esemplare Lancia Aprilia.
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Foto 86. Ecco l'altra Ardea presente al Motor Show. Come la sorella, è una quarta serie, l'ultima della famiglia Ardea.
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Foto 84. Una delle due Ardea viste al Motor Show.
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Foto 75. Non poteva certo mancare un bell'esemplare di A112 Abarth, la prima delle A112 a divenire di interesse storico.
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Foto 76. Questo invece è un esemplare più recente, che mostra l'evoluzione stilistica dell' A112, realizzata soprattutto facendo ricorso a profili e f
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Foto 77. Nonostante la posa plastica, l'ACMA è minuscola, 10 centimetri più corta di una Bianchina (e almeno 5 più stretta e più bassa)!
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Foto 78. Il color senape era di gran moda 45 anni fa, e sembra esserlo nuovamente oggi. Questa Ami8 ne è una chiara dimostrazione.
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Foto 79. La Citroen Ami8 del 1969 esposta fra le auto in vendita.
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Foto 80. La sempre seducente Fulvia berlina, in versione GT per essere precisi.
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Foto 81. Macchina e livrea davvero inusuali, ecco una Austin Allegro 1100 DeLuxe.
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Foto 82. Le graziose rotondità della Austin Allegro erano un tempo abbastanza familiari. Oggi, vederne una qui da noi rappresenta un evento.
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Foto 83. La Innocenti IM3 S.
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Foto 97. Un inaspettato pezzo della storia della casa di Maranello, la 404 wagon utilizzata come auto appoggio.
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Foto 49. la specialissima Topolino berlinetta realizzata da Enrico Maestri sul finire degli anni Quaranta.
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Foto 1. La meravigliosa Alfa 33 da competizione di inizio anni Settanta.
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Foto 14. Una Stratos e una Delta Integrale, due fra le auto esposte negli spazi dell' ACI Storico.
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Foto 15. Sempre fantastica la linea di una delle più sensazionali Maserati di sempre.
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Foto 16. Macchina da campionissimi ! Notare la modesta larghezza e gli esuberanti scarichi-
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Foto 17. Anche se più civilizzata di una 250 F, la Tipo 63 rimane una belva da corsa, e gli scarichi a tromboncino la dicono lunga sulle sue potenzial
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Foto 18. Massima evoluzione delle Maserati Birdcage, la tipo 63 col V12 tre litri.
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Foto 19. Un'immagine che fa capire perchè quete auto si chiamino Birdcage, cioè gabbia per uccelli. Non potrebbe essere altrimenti, con quelle compone
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Foto 20. La Itala Modello 11 del 1925, modello incredibilmente avanzato per l'epoca nata dal genio di Giulio Cesare Cappa.
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Foto 21. Particolare della raffinata meccanica della Itala Modello 11. Trazione anteriore, motore 12 cilindri a V di soli 1050 cmc, sospensioni indipe
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Foto 22. La sempre incredibile Trossi Monaco, motore stellare a sedici cilindri (in tandem) e trazione anteriore...
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Foto 13. Il posto guida e le finiture di questa fascinosa signora sono tipiche di una macchina del 1910; ampio il ricorso all'ottone.
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Foto 12. Nonostante la limitata potenza, variabile fra 12 e 15 cavalli, questo modello vantava un ricco palmares sportivo.
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Foto 11. Una vista di questa Aquila, affascinante esempio di vettura italiana nata durante la Belle Epoque.
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Foto 2. Setting post-industriale per l' Alfa 33. 3 litri, V8, 450 cavalli a 10.000 giri.
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Foto 3. La 33 in livrea da gara, tanto aggressiva quanto essenziale (e compatta).
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Foto 4. la Lancia Lambda Spider del 1929.
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Foto 5. La Lambda vista da dietro.
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Foto 6. Ricercato ed essenziale nel contempo, il posto guida di questa favolosa Lancia.
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Foto 7. La monoposto progettata da Enrico Del Buono, dotata di un particolarissimo sistema di sospensioni dinamiche.
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Foto 8. La 1100 S dal distributore...
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Foto 9. Acqua, olio, tutto a posto ...
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Foto 10. L'Aquila Italiana del 1910 esposta allo stand dell' ASI.
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Foto 23. L'incredibile motore a 16 cilindri a doppia stella, con camera di scoppio in tandem e raffreddato ad aria.
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Foto 24. Nonostante l'aspetto fragile, la Temperino 8-10 HP del 1920 era una macchina decisamente seria e riuscita.
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Foto 25. Munita di un bicilindrico raffreddato ad aria, la Temperino è un eccellente esempio di tecnica motoristica italiana di qualità nel campo dell
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Foto 39. Telaio curato dalla Stanguellini, meccanica 1100, abito di Rocco Motto.
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Foto 40. La stupenda Amilcar CGS degli anni Venti.
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Foto 41. La BMW 328 del 1938.
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Foto 42. La Fiat 509 in configurazione boattail
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Foto 43. vista da dietro, si capisce subito il perchè del nome boattail dato a questa configurazione di carrozzeria.
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Foto 44. Bellissima, nel suo abito originale e conservato, la Cisitalia D46 da gran premio del '46.
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Foto 45. Una coppia vincente. In primo piano la 155 GTA del 1992, con la GTA 1600 del '91 sullo sfondo.
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Foto 46. La Giulia GTA 1600 del '65.
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Foto 47. La superba Tubolare Zagato nella sua prima edizione, in un'insolita livrea blu.
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Foto 38. Il posto guida pulito ed essenziale di questa macchina. Notare la S di Stanguellini.
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Foto 37. La magnifica Fiat 1100 barchetta del '48 creazione di Rocco Motto. L'ultimo proprietario, prima di Luciano Nicolis, fu un medico che la usava
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Foto 35. La Fiat Zanussi barchetta.
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Foto 26. La Lamborghini Jarama Rally SVR del 1973, creata da Bob Wallace; oggetto raro e interessante.
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Foto 27. La 126 della Ferrari, cioè la CK da Formula 1 del 1980.
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Foto 28. Fiat (o FCA) Heritage ha portato i propri mostri sacri da rally, come la 131 Abarth (in livrea Alitalia).
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Foto 29. Un'altra Stratos, questa volta nella livrea Pirelli tricolore.
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Foto 30. Assai gradita la presenza della Alfetta GTV allestita per i rally.
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Foto 31. Una delle due magnifiche Delta in versione Safari Rally.
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Foto 32. L'altra Delta allestita per il Safari Rally vista nello stand del club di modello. A causa di problemi logistici, questa non ha però potuto e
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Foto 33. La notevole DS prototipo convertita in auto da corsa.
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Foto 34. Sempre bella la B20, da qualunque angolo la si osservi.
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Foto 48. La TZ1 è tuttora inconfondibile ed indimenticabile, specie se vista da dietro.
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Al lato opposto del padiglione c’era l’ACI Storico, con un’esposizione di auto da rally d’annata di assoluto rilievo. C’erano infatti nomi come la Collezione Umberto Panini con le sue Maserati (presente nientemeno che con una monoposto 250 e l’estrema evoluzione della famiglia delle Birdcage, una Tipo 63 del ’61 equipaggiata con un formidabile V12 di tre litri e 320 scalpitanti cavallini); oppure, ecco il Museo dell’auto di Torino con un trio di assoluta eccellenza (una Itala Modello 11 monoposto del ’25, avanzatissima macchina ideata da quel genio assoluto che fu Giulio Cesare Cappa, la celeberrima Trossi-Monaco a motore stellare e trazione anteriore del ‘35 ed una rarissima Temperino 8/10 HP, tenerissimo giocattolino, qui in una insolita veste da competizione, che era però, nonostante le apparenze, un progetto assai riuscito e maturo. E ancora, ecco il Museo Lamborghini con la prima auto realizzata da Ferruccio su base Topolino e la Jarama Rally SVR del 1973.
Tanto per cominciare, basti pensare a Fiat Heritage, sempre più attiva nel promuovere la memoria dei marchi del Gruppo Fiat, una cosa ancor più apprezzabile perché dimostra che finalmente, dopo anni di assenza e attendismo in questo settore, anche a Torino si è compresa l’importanza decisiva nel promuovere il proprio passato per valorizzare il presente e il futuro. Per quel che riguarda le auto esposte dal gruppo torinese, una esaustiva selezione di modelli da rally si offriva agli occhi deliziati di giovani e meno giovani. Mostrare auto da rally, che del resto è stata fatta propria anche dall’ACI, è stata seguita anche da altri, in sintonia con FCA: quanto mai azzeccata dunque, la scelta del Lancia Delta Integrale Club di far vedere due Delta allestite per il più particolare dei rally, il Safari. Fa sempre un certo effetto vedere le Delta allestite secondo le specifiche necessarie per quella gara, a partire dalle sospensioni rialzate e dalle protezioni alla carrozzeria, forse le più note fra le modifiche apportate per poter sopportare le immani asperità per cui la gara keniota è divenuta famosa.
Anche il gruppo PSA ha seguito le orme della Fiat, e ha approfittato del Motor show per esporre una pregevole selezione di auto d’epoca: fra le macchine in mostra, il gruppo francese aveva portato una interessantissima DS, che, nata come muletto per la SM prima del debutto di quest’ultima, divenne poi vera e propria auto da competizione per il Gruppo V, condotta da Bijorn Waldegaard alla Ronde Hivernale di Chamonix del ’72.
E se questo non fosse bastato a stupire anche il cultore più esigente, c’erano pur sempre un incredibile trittico di Lancia da competizione su pista, nella classicissima livrea Martini Racing che per almeno una generazione è in effetti stata sinonimo di Lancia vincenti: vederle tutte una vicino all’altra, nella stessa occasione, è qualcosa di eccezionale. Del resto, pure chi avesse voluto a tutti i costi vedere qualche signora in rosso , in abito da gara piuttosto che da sera, avrebbe trovato di che essere soddisfatto: una superba 512 S (condotta da Mike Parkes in una serie di gare nel 1970, inclusa una sfortunata 24 Ore di Le Mans e la Targa Florio, con un buon sesto posto assoluto) e una 312 T facevano compagnia alla monoposto del 1980 già ammirata a Milano. E parlando di monoposto in livrea, che dire della March di F2 del ’73, guidata dai fratelli Brambilla e presentata nell’inconfondibile tinta senape-arancio dello sponsor Beta ? Favolosa, anche se si considera che a differenza di molte altre auto del genere, questa era praticamente costruita in serie … Piccola serie, certo, ma con 14 esemplari costruiti, qui ci troviamo già di fronte ad una e vera catena di montaggio dell’auto da competizione. A proposito di catena di montaggio, quasi dimenticavo di accennare alla interessante performance svoltasi nell’arco dell’intera manifestazione presso lo stand del Museo Dell’Auto di Torino: una particolarissima monoposto a trazione anteriore degli anni Trenta, la Monaco-Nardi Chichibio del ’32 (ulteriore realizzazione di quell’Augusto Monaco che poi divenne il coautore della Trossi-Monaco), è stata infatti protagonista di una interessante performance dal vivo: giorno dopo giorno, è stata ricostruita (si può dire, in diretta).
Lancia Beta Montecarlo Turbo.
Al padiglione 19 vedere vetture un tempo umili e diffuse ma oggi quasi estinte, salvate da devoti del classico che hanno messo affetti, ricordi e speranze dinanzi al portafogli. Qualche esempio ? Una superlativa Citroen AMI 8, per cominciare, in un color senape cosi anni Settanta da avere un che di artistico. Oppure, una magnifica Fulvia berlina. O ancora,fra le auto in vendita, una rarità assoluta come un’Austin Allegro (con un’insolita livrea “corsaiola” e forse con una certa licenza stilistica rispetto alla versione di serie), macchina che ha avuto una discreta diffusione anche in talune zone d’Italia, ma oggi scomparsa, (anzi, vien da dire svanita letteralmente nel nulla), accompagnata da una splendida Innocenti IM3.
C’era anche una certa Peugeot 404 : in apparenza un’auto oggi rara ma un tempo comunissima (in Francia, sia chiaro), una macchina dunque perfetta per lo spirito nazional-popolare cui ho accennato; l’esemplare in questione aveva però una certa aura di leggenda attorno a se, dato che è stata la vettura dell’assistenza Ferrari. Spesso intravista nelle retrovie dei gran premi, delle corse di durata, è stata umile lavoratrice capace di sobbarcarsi le ire del Drake se qualcosa andava storto cosi come le sue gioie terribili in caso di vittorie. A suo modo, un legame fondamentale e inimitabile tra l’elite sportiva e le masse lavoratrici (perdonatemi gli accenti da sociologo): a modo suo, una summa di quanto visto a Bologna.
La Peugeot 404 della Ferrari.