«Nyet! Se tu compri una Lada Zhiguli, tu vai stesso da solo, non voglio che qualcuno mi vedrà in giro con un ferro vecchio!».
Con questa minaccia esplicita da parte di mia moglie Darya, nel 2014 è iniziata la ricerca durata 3 mesi per trovare quella giusta.
In realtà la passione o ossessione per questo marchio è molto più antica.
Nel 2008 ho iniziato a lavorare in Kazakhstan e lì ho potuto vedere e toccare con mano tutta la storica gamma del marchio di Togliatti.
Per provare a capire la mia passione per la Lada bisognerebbe guidare una Zhiguli. All’inizio non vi piacerà, dopo un po’ non vi piaceranno più tutte le altre.
C’è un cantante ucraino, Anton Lirnik, che ha provato a spiegare il viaggio fisico e metafisico che si fa guidandola. Il ritornello di una sua canzone si può tradurre in: «Se non hai mai guidato una Zhiguli, non sei un uomo (vero)».
C’è un po’ di virilità “neo‐sovietica” nel messaggio, ma vi garantisco che le auto di Togliatti sono adatte anche ad un pubblico femminile, anzi non vi nascondo che la donna al volante di una Lada d’antan ha sempre il suo perché.
Quindi mi metto a caccia con Georgy, collega e amico di scorribande in Russia per trovare quella giusta. La Lada Zhiguli che mi avrebbe accompagnato nella mia avventura sulle rive del mar Nero.
Ma quale Zhiguli tra i 7 modelli a disposizione? Escludiamo le 2 station wagon. Vorrei avere una 2103, meglio conosciuta come la BMW russa. Assomiglia molto vagamente alla BMW 2002 o una E21 ma proprio per essere una delle più belle Zhiguli ed una delle più rare costa uno sproposito, quindi opto per la Zhiguli più simile, più comune è soprattutto più economica; la 2106.
Comprare la Lada giusta non è facile
La maggior parte di quelle che trovavo in zona erano mal messe, della metà degli anni 90 appartenuta a qualche giovinastro che oltre a pomparle lo stereo e le casse non l’aveva mai nemmeno lavata in vita sua.
Determinati a trovare una 2106 decente, ci concentriamo su una 2106 “blu ministeriale” di Novorossiysk, chiamiamo il proprietario, tale Oleg, che ci dice che l’auto era la sua e l’aveva regalata al figlio, ma siccome gli dispiace vederla inutilizzata preferiva venderla. Era chiusa in un garage ed è sempre stata manutenuta. Mia moglie Darya vola a Dubai per lavoro per una settimana e io e il buon Georgy pensiamo che sia il momento giusto per agire.
Ci mettiamo in auto e si va, dopo 40km siamo a Novorossiysk in un quartiere pieno di palazzine tutte identiche tra loro, mi spiegano che sono case dello stato dove abitano i marinai e le loro famiglie. Palazzi di tre piani in cortili che si sviluppano in lunghezza. Sotto le palazzine al piano stradale una schiera infinita di box auto con la porta verniciata di nero, come anche il recinto e i cancelli del cortile decorati con vessilli della marina militare Russa e/o Sovietica.
Andiamo incontro ad Oleg, un signore di mezza età, alto, magro, stempiato. Dall’aspetto curato avevo già immaginato che l’auto potesse essere in buone condizioni, ma dalle foto dell’annuncio non sembrava così interessante la sua 2106.
Mi porto dietro tutti gli annunci che avevo stampato, mentre Oleg apre il box, io e Georgy cerchiamo il suo annuncio per vedere se l’annuncio assomigliasse all’auto ma proprio non riusciamo a trovarlo, poco male, siamo già qui, ricordo la sua richiesta economica e più o meno cosa mi turbava di quella anonima 2106.
Oleg spalanca il portone a tre ante del suo box, la luce del sole di quel tramonto dicembrino illumina l’interno del box auto. Al clangore delle ante del box io e Georgy alziamo gli occhi dalle scartoffie che abbiamo in mano. La fiancata destra è illuminata dal sole morente di quella giornata invernale e il faro destro mi spia dal portone non del tutto spalancato.
C’è qualcosa che non quadra. Un brivido freddo attraversa il mio piumino. La mia pressione arteriosa crolla sotto le suola degli stivali. Rossa.
Non blu, nessun Ministero, nemmeno senza portafoglio. 1…2 fari. Ma come due fari? Non dovevano essere quattro? La targa urla spudoratamente il suo nome e numero di fabbrica.
B 01 cioè ВАЗ2 (21)01 Non era una 2106 ma una 2101 del 1986.
La 2101 conosciuta con il nomignolo di “Kopeyka3”, la prima Zhiguli della storia. Era una seconda serie, certamente, ma era praticamente identica alla Fiat 124.
«Georgy ma chi hai chiamato? Dove l’hai trovata questa Kopeyka?» In quel momento non trovavo l’annuncio di quella 2106 blu ministero triste, ne mai più lo trovammo.
Oleg ci disse che non aveva mai avuto una 2106 e lui era certo che al telefono stavamo parlando della sua Kopeyka.
Modello anno 1986. Io sono nato nel 1986.
È la macchina che decide
Ancora oggi mi chiedo come sia stato possibile averla trovata per equivoco. E se non fosse stato un equivoco? Forse è stata lei a trovare me? Avevo la netta sensazione che mi potesse guardare, parlare e che mi stesse dicendo “давай пойдем домой!” (Dai, andiamo a casa!).
Novanta mila chilometri in 30 anni, rosso fiammante, nessun graffio, dei terribili coprisedili zebrati così brutti che fanno il giro e diventano vaporwave.
Il nostro autista e meccanico aziendale, che ci aveva accompagnati a Novorossiysk in questa avventura, scende in una specie di fossa nel box sotto l’auto per vedere se tutto è in ordine e mi urla che se non la prendo io, la prende lui.
Mi passo le mani tra i capelli. Cerco tra i miei pensieri un motivo per cui dovrei non comprarla. È tutto inutile, aveva già deciso tutto lei per me.
Guardo Georgy: «Братан, это она», fratello è lei.
Simone Gaeta
Che bella storia! Complimenti!