La seconda vita della BMW M1
La BMW M1 è una delle auto d’epoca più interessanti della produzione della Casa di Monaco di Baviera. Anche la sua storia è molto particolare, a partire dalla sua nascita.
La M1, infatti, nasce ispirata dalla Turbo Concept, un prototipo realizzato in occasione delle Olimpiadi del 1972, e viene disegnata da Giorgetto Giugiaro (guarda questo esemplare da un milione di dollari).
Inizialmente l’auto doveva essere prodotta in collaborazione con Lamborghini, e alcuni media all’epoca aveva già parlato di una macchina che portasse sia il nome della casa automobilistica di Sant’Agata Bolognese che di quella tedesca.
L’azienda del Toro, però, in quegli anni aveva una situazione economica abbastanza difficile, e non poteva produrre la M1 nei suoi stabilimenti.
Così BMW decise di diffondere la produzione in più aziende. Per realizzare il telaio l’azienda si rivolse alla Marchesi di Modena, mentre la carrozzeria in fibra di vetro veniva prodotta dalla T.I.R. L’assemblaggio avveniva all’Italdesign di Giugiaro. In seguito le macchine venivano trasportate in Germania, dove Baur montava le parti meccaniche, realizzate dalla divisione Motorsport di BMW.
L’auto è stata lanciata al Salone dell’automobile di Parigi del 1978, e aveva un prezzo molto alto. Infatti costava 100.000 marchi tedeschi: circa il 25% in più rispetto a una Porsche 911 Turbo.
L’idea dell’azienda era di ottenere popolarità sfondando nel mondo delle corse. Per questo è stata prodotta in 456 esemplari, necessari all’omologazione per competere nel Gruppo 5.
La cosa non ha funzionato come ci ricorda la storia. Però la vita della BMW M1 avrebbe potuto continuare. Lo racconta il fondatore della Alpina, Burkard Bovensiepen, secondo il quale la BMW aveva chiesto se avessero voluto continuare la produzione di questo modello.
L’Alpina, che costruisce BMW ad alte prestazioni, voleva modificare l’auto perché potesse davvero eccellere nelle corse, così presentò una lista di modifiche.
E non era possibile rendere la BMW M1 una vera bestia. Per applicare le modifiche Alpina si sarebbe dovuto modificare il pianale e cambiare di conseguenza tutta l’architettura della macchina. Inoltre andava ripensato anche l’impianto di raffreddamento per garantire la sufficiente quantità di aria al motore B7 Turbo S da 330 cavalli.
La storia della M1 è quindi finita in questo momento. Ma nel 1991 per l’Alpina arrivò la possibilità di produrre un’altra supercar per BMW: la Nazca C2 disegnata sempre da Giugiaro. Sul mercato questa supercar avrebbe avuto un prezzo esagerato, così l’Alpina di rifiutò di farlo.
Un’ottima decisione secondo Bovensiepen, vista la successiva flessione del mercato delle supercar.