Ormai è una leggenda che tutti sanno. È una pagina famosa della storia dell’automobile la lite tra Ferruccio Lamborghini ed Enzo Ferrari, secondo la quale il Drake avrebbe provocato il futuro rivale dicendogli che non poteva lamentarsi delle auto sportive di Maranello, lui che faceva trattori.
Guarda il video che abbiamo girato con Tonino Lamborghini, in cui racconta la storia di Ferruccio.
C’è solo un piccolo problema. Questa storia è completamente falsa. No, non ce lo siamo inventato in redazione a Quartamarcia, ma ce l’ha raccontato uno che ha vissuto la Lamborghini e ha vissuto anche un rapporto molto intenso con il fondatore Ferruccio.
Stiamo parlando di Paolo Stanzani, ingegnere della casa automobilistica di Sant’Agata, che tra i progetti a cui ha lavorato può inserire dei gioielli come la Miura e la Countach.
Stanzani ha raccontato come sono andate veramente le cose. Lamborghini, che non era un pilota eccelso, bruciava molte frizioni della sua Ferrari, così si era recato varie volte all’assistenza della Casa di Maranello per farla cambiare. La spesa non era mai leggera, e a Lamborghini – che era un po’ tirchio – questa cosa non andava giù.
Un giorno, parlando con il capo dell’Esperienza trattori (che tra l’altro era suo cognato), quest’ultimo gli disse: «Ma perché non compri la frizione alla Ferrari e poi la porti qui che te la montiamo noi?».
Lamborghini comprò la frizione e la portò in azienda. Il cognato gli disse: «Guarda che queste frizioni sono uguali a quelle che mettiamo sui trattori».
E qui si accese la lampadina nella mente di Ferruccio Lamborghini, perché fece due conti, visto che la Ferrari vendeva quelle frizioni a dieci volte il prezzo che si poteva fare sui trattori.
Il guadagno così era assicurato. E da questo aneddoto è nata l’idea in Lamborghini di costruire auto sportive. Insomma, anche la storia che ha fatto il giro d’Italia, raccontata da Valentino Balboni è confermata.
Il finale, purtroppo, è meno romantico rispetto a quello scambio di battute tra Ferrari e Lamborghini e di una competizione nata così.
Sono Tonino Lamborghini, figlio di Ferruccio.
Sono dispiaciuto di dover contestare il Suo articolo on line, intriso di fantasie ed inesattezze, che a mio parere andrebbero verificate prima di renderle pubbliche, onde evitare mistificazioni storiche e confusioni nel lettore.
Le affermazioni dell’ing. Stanzani e la conferma da parte del sig. Valentino Balboni offendono prima di tutto la memoria di mio padre e poi tutti coloro i quali vivono la notizia del litigio tra Ferruccio e Enzo Ferrari come un gesto di spavalderia imprenditoriale tipica di quell’industriale italiano che era mio padre.
Queste affermazioni gratuite provenienti dai sopracitati signori mi fanno pensare ad un eccesso di protagonismo senile da parte di chi ebbe glorie ormai oblubinate dal tempo.
Ci tengo a precisare che l’ing. Stanzani entrò a lavorare alla Lamborghini due anni dopo la presentazione della prima vettura, mentre il giovane apprendista Valentino Balboni negli anni ancora successivi. Quando successe l’episodio, mio padre Ferruccio non sapeva neppure chi fosse il futuro ingegnere Stanzani, che solo in un secondo momento avrebbe lavorato con lui. Figuriamoci il sig. Valentino che in quegli anni era ancora seduto sui banchi della scuola di avviamento professionale.
Invece, lo scrivente ha assistito alla arrabbiatura del padre al rientro da Maranello alla presenza della madre, la quale cercò di spegnere i fumi dell’ira invitandolo a concentrarsi sulle tagliatelle al ragù fumanti in tavola.
Per dovere di cronaca, mio padre non era certo un campione di Formula Uno, ma non lo si può neppure definire un pilota "non eccelso". Le frizioni della Ferrari si bruciavano alle sollecitazioni derivanti dalle gare “private” che si usavano tenere a notte inoltrata nel tratto Cantagallo-Firenze tra possessori di auto sportive. Mio padre partecipava spesso a queste gare.
Infine, a proposito del “cognato” citato nell’articolo, aveva l’incarico di magazziniere. Viceversa il responsabile del Collaudo Motori era il sig. Roberto Frignani (anch’egli ormai deceduto), che successivamente passò alla Lamborghini Automobili come Responsabile Sala Prove.
La invito pertanto, gentile sig. Daniele Boltin, a leggere i miei libri, che nelle varie edizioni hanno raggiunto le 60.000 copie, nella speranza che Lei voglia dare maggior credito a chi la storia l’ha vissuta in famiglia e non ha certo bisogno di protagonismo.
Sarà mio piacere inviarLe l’ultima edizione affinché Lei possa documentarsi. Sarò anche lieto, se lo vorrà, di mostrarLe il mio storico Museo Ferruccio Lamborghini, inaugurato lo scorso anno a Funo di Argelato (Bologna).
Cordiali saluti,
Dott. Ing. Tonino Lamborghini