Scavando nella storia dell’industria automobilistica, capita di trovare delle produzioni quasi sconosciute ma molto interessanti. L’ultima in cui ci siamo imbattuti parla anche un po’ di italiano, anche se in realtà arriva dagli Stati Uniti.
Infatti, proprio dall’altra parte dell’oceano Atlantico, nei primi anni ’80, è arrivata sul mercato una creazione decisamente strana. Stiamo parlando di una Fiat Ritmo elettrica.
Sì, la cosa può sembrare assurda, ma in realtà non lo è per niente (anche la BMW aveva fatto un esperimento simile). La macchina, tecnicamente si chiama Lectric Leopard 964A, ed è un veicolo a zero emissioni realizzato partendo da una Strada (la Ritmo in America si chiamava così).
L’azienda che ha fatto questa trasformazione si chiamava U.S. Electricar, e tra i modelli su cui ha lavorato ci sono anche la Renault Lecar (che in Europa sarebbe la Renault 5), ma anche la Fiat 147.
Sotto il cofano, la Ritmo elettrica aveva un motore General Electric da 23 cavalli, abbinato a 16 batterie da 6 Volt. Per quanto riguarda le prestazioni, invece, la velocità massima che questa macchina può raggiungere è di 104 km/h e l’autonomia si aggira intorno ai 100 chilometri, calcolando di viaggiare a una velocità di 50 km/h.
La strumentazione all’interno è quella standard, con l’aggiunta di amperometro e voltmetro.
Questa idea di vendere una macchina economica per gli spostamenti brevi, sembra innovativa anche oggi, ma in realtà qui stiamo parlando di 40 anni fa. È pensata come automobile per i piccoli spostamenti.
Al tempo, la U.S. Electricar scriveva: «Studi governativi e privati hanno provato che il 75% degli spostamenti negli Stati Uniti vengono fatti entro il raggio di 31 miglia (50 chilometri) e il 90% dei viaggi con la seconda macchina non arrivano a un totale di 35 chilometri complessivi. A questo si aggiunge il fatto che il 75% del petrolio consumato in America è destinato ai trasporti.
Così, se solo l’1% dei veicoli circolanti sulla strada fosse elettrico, e questi mezzi percorressero 15.000 chilometri l’anno, si risparmierebbero 500 milioni di galloni di carburante all’anno (pari a circa 2 milioni di litri).
Tutto vero e molto interessante. Ma la domanda sorge spontanea, perché 40 anni fa già si facevano le utilitarie elettriche, e oggi – notizia di questi giorni – diventa notizia il possibile arrivo sul mercato dell’Europa di una Renault alimentata a batterie e a basso costo?
Ciao Daniele,
Non è mai stato difficile produrre mobilitazione elettrica. Per produrla, la tecnologia necessaria sufficiente è il motore elettrico (Galileo Ferraris lo realizzò già nel 1800) e la batteria (Alessandro Volta, più o meno contemporaneo di Ferraris).
Il problema è sempre stato l'efficienza delle batterie, che hanno una durata basata sul loro sfruttamento, che è sempre stato il problema più grosso da gestire per la viabilità elettrica, oltre agli sbalzi di efficienza dovuti alla temperatura.
Se la Electricar nuova poteva percorrere 100Km, l'autonomia calava ricarica dopo ricarica (tantopiù che non esistevano sistemi di ricarica automatica in fase di frenata, che allungano l'autonomia del veicolo). A livello di impatto ambientale lo smaltimento delle pile poteva originare problemi superiori a quelle delle auto a motore a scoppio. Ora la tecnologia ha fatto enormi progressi, e ora il problema di questi accumulatori è il costo dei materiali, cosa che andrà calando in modo progressivo man mano che la viabilità elettrica si affermerà nel mercato, ma è solo questione di tempo.