Il 21 ottobre 2015 è appena passato, e finita la sbornia per celebrare i 30 anni dall’uscita di Ritorno al Futuro e il giorno dell’arrivo di Marty McFly nel futuro, bisogna dire una cosa.
Partiamo subito dal concetto principale: la Delorean DMC-12 è una delle auto più sopravvalutate della storia. Ormai, grazie alla sua apparizione nella triologia è diventata un mito per un sacco di persone, molte delle quali di auto ci capiscono poco.
Ma parliamoci chiaro: senza Ritorno al Futuro, qualcuno oggi parlarebbe della DeLorean. Non credo proprio.
A pelle mi viene in mente un’altra auto: la Aston Martin DB5 di James Bond. Qui abbiamo una macchina che è davvero immortale, elegante, con un design raffinato e un motore potente che garantiva buone prestazioni. Tutto il necessario per un’auto top di gamma.
La DeLorean cosa propone? Il design può piacere o meno (magari anche il fatto che l’abbia progettata Giugiaro non aiuta l’imparzialità), così come la carrozzeria in acciaio inossidabile: una soluzione sicuramente originale, ma dà un valore aggiunto?
Parliamo poi del motore: il PRV V6 sviluppato da Volvo, Puegeot e Renault di certo non garantiva prestazioni da urlo con i suoi 130 cavalli.
Insomma, secondo me la Delorean, guardandola oggi è uno dei tanti esperimenti mal riusciti degli anni ’80, che ha avuto la fortuna di essere un’auto così strana da poter “entrare nel cast” del film.
E la cosa ha ripercussioni anche sul mercato. Oggi si stima che valga sui 35.000 euro (quotazione Ruoteclassiche). Una cifra a dir poco esagerata, se consideriamo che la stesso valore è stato assegnato ad auto d’epoca come la Lancia Aurelia B50, la Flaminia GT Touring 2.8, l’Alfa Romeo Giulia 1600 Sprint GTC.
Un collega ha detto che la DeLorean è avveniristica. No, se vogliamo fare proprio un esempio di auto avveniristica prendiamo la Citroen DS. Era anni luce avanti al resto della produzione quando è uscita, aveva una linea dirompente, è ancora bella e tecnologicamente interessante a 60 anni dal suo esordio. E costa anche meno di una Delorean.
Sono pienamente concorde. Nel mondo dell'immagine conta di più l'apparenza che la sostanza. Peccato che con l'apparenza Mon si faccia strada