All’epoca c’erano buone intenzioni, e magari anche l’idea di sviluppare un nuovo business in un Paese emergente. La Svezia voleva iniziare una collaborazione commerciale con la Corea del Nord.
Per questo, negli anni ’70, gli scandinavi mandarono in Asia molto materiale industriale, e anche mille automobili.
Si trattava di Volvo 144, la berlina presentata nel 1966. Una tre volumi abbastanza squadrata, che ha fatto scuola anche per i modelli degli anni ’90.
Al tempo, il regime coreano voleva far crescere l’economia in tempi brevi, e l’unica nazione occidentale disposta a dare una mano era la Svezia. Che infatti è stata anche la prima ad aprire un’ambasciata, nel 1975.
Così si è arrivati all’invio di 70 milioni di euro di prodotti, tra cui quelle mille macchine. L’accordo prevedeva che in un secondo momento, la Nord Corea avrebbe saldato il debito e pagato la merce.
Pyongyang non ha mai pagato i prodotti svedesi, e nel tempo il debito è cresciuto, per superare i 320 milioni di euro. Con il classico aplomb nordico, la Svezia manda due volte all’anno una lettera al governo coreano per ricordare del debito da pagare.
Difficile pensare che Kim Jong-un abbia intenzione di mandare un bonifico da 322 milioni a Stoccolma.
L’unica cosa positiva per le Volvo, è che in un Paese così povero, le probabilità di sopravvivenza sono tante per una macchina, soprattutto se robusta e affidabile.
E infatti, negli ultimi anni, diversi turisti occidentali le hanno viste e fotografate per strada. Perché un’auto d’epoca europea tra le strade vuote di Pyongyang di sicuro non passa inosservata.
Fonte: NPR