Era il 17 agosto del 1966 quando è stata presentata al pubblico la Volvo 144, una macchina che ha fatto la storia della casa automobilistica svedese. Con questa nuova serie di veicoli, l’azienda di fatto si è trasformata in una realtà di dimensioni più grandi e si è esposta in modo diverso al mercato (guarda il salvataggio di questa 66 DL).
Infatti, la 144 è stato il primo modello a superare il milione di unità prodotte che, sono state oltre 1,25 milioni nei suoi otto anni di vita.
Quel giorno d’estate di 50 anni fa c’erano circa 400 giornalisti nella sala Lorensberg, nel centro della città di Goteborg, che aspettavano una novità attesa da molto tempo. Da alcuni anni si susseguivano le voci di corridoio e le anticipazioni sul nuovo modello di Volvo.
Il lancio (che si teneva in contemporanea anche a Oslo, Copenaghen e Helsinki) non fu dei più facili, visto che in Svezia era in corso la caccia a due criminali che avevano ucciso dei poliziotti, e si pensava si fossero nascosti in un cinema, adiacente alla sala dove venne presentata la nuova automobile.
Il progetto per arrivare alla Volvo 144, di fatto era iniziato nel 1960 (due anni dopo l’uscita di scena della storica PV444). L’amministratore dell’azienda Gunnar Engellau aveva dato delle linee chiare per la vettura definitiva che sarebbe nata dal progetto P660. Doveva essere più grande della Amazon, ma senza aumentare nel peso e nel prezzo, doveva soddisfare – ovviamente – rigidi standard di sicurezza e trasportare comodamente una famiglia di quatto o cinque persone.
Con la serie 140, è iniziata anche la nuova strategia di Volvo nella denominazione delle sue automobili. La prima cifra indicava la serie di appartenenza, la seconda il numero di cilindri e la terza il numero di porte.
La produzione della 144 è iniziata il 19 agosto del 1966, due giorni dopo il suo lancio. Un anno dopo è arrivata la versione a due porte (142), mentre nel 1968 ha esordito la station wagon (145). Il design di questa macchina era sobrio ma abbastanza moderno per l’epoca, e andava a richiamare alcune caratteristiche della Amazon, come la griglia frontale o le linee laterali.
Il suo punto di forza non era però il design, perché la serie 140 aveva come punto di forza la funzionalità. Un valore non trascurabile negli anni ’60.
Nel campo della sicurezza la serie 140 era all’avanguardia. Aveva freni a disco anteriori e posteriori, un sistema a doppio circuito che ne garantiva il funzionamento anche in situazioni difficili, e valvole di riduzione che impedivano il blocco delle ruote.
Nella dotazione di serie vennero introdotti in un secondo momento anche i poggiatesta, cinture di sicurezza riavvolgibili con i segnalatori per l’aggancio (innovazioni che hanno avuto seguito nella serie successiva).
All’inizio della produzione, sotto il cofano si poteva scegliere un motore 1.8 litri a quattro cilindri (derivato dalla Amazon) da 75 oppure 96 cavalli, mentre nel 1969 l’arrivo del 2.0 litri portò le potenze a 82 o 100 cavalli. Nel 1971, con l’iniezione elettronica, la potenza era di 120 cavalli.
Oltre a essere la prima Volvo a superare il milione di esemplari, la serie 140 è stata anche la fortunata base per la 240 (leggi la storia della versione Turbo, il mattone volante), auto che è andata a sostituirla e che ha raggiunto il record della Casa svedese, vendendo in 19 anni ben 2,8 milioni di esemplari.