Fiat Ritmo, il colpo di fulmine è in agguato
Il mio particolare rapporto con la Fiat Ritmo nasce in tenerissima età. Mia madre tutt’ora ricorda che quando mi portava in giro con il passeggino e passavamo vicino al muso di una Ritmo io la indicassi con il dito facendo dei versi tipo “aaah!! aaah!!”.
Il frontale di questa macchina, nei primi anni 80 era completamente diverso da tutte le altre auto circolanti e quindi anche agli occhi di un bambino di 2 anni poteva suscitare un certo stupore.
La passione per le automobili è una “malattia” tramandata in famiglia, coltivata minuziosamente anche nell’ambito lavorativo. A differenza di molti coetanei, in famiglia non abbiamo mai posseduto una Ritmo: mio papà negli anni 80 possedeva una Fiat 132 2.0 (vettura che negli anni ho riacquistato anche io con una versione i.e. climatizzata del 1980 perfettamente identica a quella della mia infanzia) e quindi non vedeva di certo come possibile acquisto un’auto di quella fascia.
L’illuminazione: comprare una Fiat Ritmo
La Ritmo la aveva mio zio, una bellissima Super 75 blu lord che, nemmeno a dirlo, suscitava un’attrattiva calamitante. Poi come è ovvio, con il passare degli anni e dell’usura, la splendida (ormai non più così splendida) Super 75 venne sostituita con una nuova lancia Dedra e da lì, il mio rapporto con la Ritmo in famiglia finì per sempre.
Ormai eravamo negli anni 90 e le Ritmo erano molto più presenti nelle autodemolizioni che per strada (ricordate la storia della Seat 127?). Passavano gli anni, ma la passione per il modello non cambiava mai. Finché un giorno ho deciso che dovevo comprarne una.
Avevo 25 anni e già due auto di proprietà, avevo appena acquistato casa ma nonostante questo c’era posto per una Ritmo. La scelta non fu semplice ma d’un tratto, venni affascinato da una Cabrio seconda serie blu metallizzato, chiusa in un capannone di un cliente da circa 13 anni.
Una volta salito dentro quella Ritmo, decisi che era la mia. Da quel momento, il mio rapporto con la Ritmo prese un impennata paurosa, iniziai a conoscere un gruppo di appassionati del modello attraverso un forum su internet (attività comunissima una decina di anni fa) e da lì, dopo un sacco di ritrovi e di condivisioni decidemmo di fondare un club dedicato, il FiatRitmolandiaClub, rinominato con il passare degli anni Registro Nazionale Fiat Ritmo.
Il contatto con la Ritmo mi ha portato negli anni a desiderarne un’altra, e quale poteva essere il mio secondo desiderio se non riavere la Super 75 blu lord? È un colore molto raro sulle ritmo, specialmente sulla Super, ma un giorno, in un sito di annunci, ne è saltata fuori una a Torino. Era gennaio ed assieme al mio amico e co-fondatore del club, Massimo, siamo partiti per il capoluogo piemontese a bordo della cabrio.
Da Nord a Sud
Ovviamente non ho potuto lasciarla li, nonostante necessitasse di un leggero restauro. Con lei in 2 anni e mezzo ho percorso quasi 25.000 km e quest’anno si è fatta per la seconda volta Venezia-Palermo andata e ritorno.
Con il Registro, oltre ad organizzare ritrovi e raduni, ogni anno, organizziamo una gita di cinque giorni con destinazione Palermo (per noi è un viaggio di 3.200 km). Lo facciamo per cercare di riunire il più possibile i soci che provengono dal Sud Italia e le tappe che organizziamo durante questo viaggio, sono studiate proprio per conoscere e stare assieme a questi amici che condividono con noi la passione per la Ritmo.
Facciamo tappa a Roma, a Salerno e a Messina e ad ogni occasione, troviamo appassionati ad accoglierci con molto calore. L’intento del viaggio è proprio quello di non lasciare mai solo nessuno e farlo sentire parte del gruppo nonostante la distanza materiale che lo separa dalla sede del club. Sempre per questo motivo stiamo organizzando dal 2016 un raduno di due giorni a Chianciano terme (SI) che consideriamo una zona strategica per riunire nord e sud.
Ecco come una normalissima automobile degli anni 80 può entrare così prepotentemente nella vita. Ora in casa ci sono tre Ritmo, anche se l’ultima arrivata, una comunissima 60 CL prima serie di colore bianco, l’ho voluta per metterla a disposizione del club, ovvero di tutte quelle persone che pur non possedendone una, vogliono provare l’emozione di passare una giornata con lei. La Ritmo 60 è la ritmo più comune e più venduta in assoluto e di conseguenza è quella che suscita più emozioni e ricordi in chi la vede e magari l’ha posseduta. Per ora mi sono dato un freno in quanto possiedo 8 automobili, compresa la Autobianchi A112 seconda serie di mia nonna che è stata la mia prima vettura a 18 anni, venduta 15 anni fa e poi ricomprata per soddisfare il desiderio di riaverla e di non lasciarla più.
Però non si sa mai… il colpo di fulmine con le Ritmo è sempre in agguato…
Daniele Volpato
Ho posseduto un Ritmo Diesel/L bianca del 1982, 1^ serie con paraurtone, ma senza deflettori anteriori fissi, vetro unico, e una Ritmo TDS Turbodiesel del 1987, ultima serie, una vettura straordinaria, che purtroppo diedi in permuta. Mi fa enormemente piacere che ci sia un club deicato a questa vettura che è stata criticata da tutti quelli che non l’hanno mai avuta e parlavano solo ed esclusivamante per pregiudizi.
Tanti auguri al club e alla Ritmo.
Stefano Schiaffini
Idem x me!!! Nel 1985 ebbi una super 75!!! Bianco…sedili blu… fantastica!!! Gommata P8… Non una scheggia…ma comoda ed affidabile…oggi a 54 anni la ricomprerei…
Avevo una Ritmo blu uguale a quella della foto in alto; Modello L all’origine, ma io la abbellii proprio come quella nella foto in alto; Cioe’, striscie laterali argento e nuovi cerchi tipo mod nuovo in uscita nel 1983 ( la mia era 1983 ma le ultime della serie) ; Diesel, pagata sui 11 milioni e rivenduta a 5.5 dopo 3 anni e 180 mila km; Plastiche ovunque; Mi ha dato diversi problemi; Le Fiat di allora erano poco rifinite;