Ebbene si, lo confesso, non mi piacciono le Fiat Panda. Mai piaciute. Ne mai avuta una in famiglia. Forse perché nato in una zona dove chiunque scorrazza con quest’auto (dal contadino al cacciatore, dalla casalinga alla maestra, dal postino all’impiegato) non le ho mai potute vedere.
Mai e poi mai mi sarei aspettato di diventarne il proprietario.
Un giorno ero nella mia officina di fiducia dove stavano restaurando un’altra mia auto d’epoca. A un certo tratto è arrivato un signore (a prima occhiata evidentemente un contadino) con la sua Fiat Panda 45 a chiedere una riparazione lampo. Incuriosito dal rumore di ferraglia e dal colore appariscente mi sono avvicinato e ho scoperto che si trattava di una vecchissima Panda 45, uno dei primi esemplari tra l’altro, ancora con targa nera originale, che montava il motore 903 cc della 127 e di un bellissimo colore: Azzurro Bahia (molto ma molto opacizzato).
L’ho guardato, ho sorriso e sono passato oltre.
Qualche mese dopo, il mio meccanico mi ha informato che quel signore si voleva disfarsi della sua Panda e che, se avessi voluto, l’avrei potuta comprare. Ripeto, io e le Panda siamo due mondi diametralmente opposti, ma incuriosito dal fatto che si trattava di una prima serie (io alle targhe nere proprio non so resistere) ho deciso di fissare un appuntamento per visionare il mezzo.
Il primo incontro è stato più che scoraggiante! Guardavo sbigottito con il sopracciglio alzato questa “automobile” (le virgolette sono d’obbligo) che versava in condizioni davvero pietose.
La macchina era stata acquistata nel febbraio del 1982 e da allora ha avuto solo due proprietari.
La carrozzeria presentava diverse botte, pezzi di stucco erano lì lì per staccarsi, la vernice era totalmente opaca e sbiadita, “pezze” di gomma erano state siliconate in quattro punti sui fianchetti laterali per nascondere buchi di ruggine.
Il restauro della Fiat Panda usata
I cerchioni non erano gli originali, i fari e le frecce anteriori pure. Degli interni non ne parliamo… anni e anni di fango, foglie, sassi e sporco si erano depositati e letteralmente incrostati su quella che trentatré anni fa era chiamata moquette. Il cruscotto, il pomello delle marce e le prese d’aria erano una colonia di unto, grasso e polvere d’epoca. I sedili anteriori (strappati e con la gommapiuma a vista) erano chiaramente di una Seat Marbella e quello posteriore (sporchissimo) di una Panda più moderna. I paraurti erano consumati e scoloriti.
Diciamo che un lavaggio questa “povera” automobile non lo aveva mai visto nemmeno dallo specchietto retrovisore.
Unico pregio? Il motore. Funzionava ancora alla grande, girava bene, e accompagnava il prode proprietario tutti i giorni nei campi e nei boschi su strade accidentate senza mai fermarsi (un po’ come questa Ford Fiesta MK1)
Feci molte foto alla Panda usata, chiesi il prezzo e ancora più sbigottito dal fatto che non pagasse me per ritirargliela, ringraziai e promisi di fare sapere.
Il commento al mio meccanico sghignazzante non appena il signore uscì dall’officina fu: «NO!!».
Alcuni miei amici erano a conoscenza di questo mio appuntamento e incuriositi mi chiesero foto.
Due miei amici in particolare (che tra l’altro non si conoscono tra di loro) rimasero colpiti da questa piccola vetturetta disegnata da Giugiaro (guarda la pubblicità degli anni 80) e al vederne le pietose condizioni si intenerirono tanto da entrambi pensare ad un potenziale salvataggio. Ebbene, ve la faccio corta, si pensò, unitamente, di ritirarla insieme e di donarle una nuova vita. E così abbiamo fatto. Un acquisto comunitario, un salvataggio che sarà estremo viste le condizioni disperate, ma che riporterà nel parco delle auto d’epoca italiano un esemplare di quella vetturetta che ha motorizzato per decenni un’intera nazione.
L’abbiamo chiamata Guendalina, come l’oca del cartone animato “Gli Aristogatti”, quella con la cuffietta azzurra proprio come la nostra Panda.
Appena acquistata, ci siamo inoltrati in un primo sommario lavaggio per togliere la sporcizia che rendeva difficile anche solo l’ingresso all’interno. Dopodiché ci siamo concessi un piccolo giro di prova per testare il motore e le sospensioni.
Nei giorni a seguire ci siamo messi subito alla ricerca di tutti i ricambi della Fiat Panda possibili e immaginabili perché specialmente degli interni si riesce a salvare ben poco. Per prima cosa le abbiamo ridonato le frecce anteriori arancioni originali (negli anni erano state montate le bianche di una Panda più moderna) e con un colpo di fortuna siamo anche riusciti a scovare come fondo di magazzino in una demolizione un set di cinque cerchi in perfette condizioni dal disegno espressamente originale per i modelli Panda 30 e 45 di quegli anni.
Un altro colpaccio è stato quello di scorgere in un deposito una Panda 30 dalla quale abbiamo acquistato tutte le minuterie interne. I sedili purtroppo erano di diverso colore da quelli adatti per la nostra Guendalina, ma li abbiamo presi lo stesso come provvisori in quanto sempre meglio di quelli sporchi e strappati che aveva.
Per quanto riguarda la meccanica abbiamo provveduto già a fare un mega tagliando smontando mezzo motore e rifacendo la frizione e totalmente l’impianto frenante, non per vera necessità ma per sicurezza.
Ora il “Progetto Guendalina” è in corso mentre leggiamo questo racconto e tutti e tre non vediamo l’ora di poterla sfoggiare tutti insieme a qualche raduno.
Molti appassionati ci seguono con molta costanza sulla pagina Facebook a lei dedicata dove pubblichiamo sempre foto e video di tutto quello che facciamo a Guendalina.
Citando un famoso film anni ’80… “To be continued…!”
Marco Bellotti
Giacomo