Fiat 127, una nuova vita in verde brillante
Quando Quartamarcia mi ha contattato per raccontare la storia della mia Fiat 127, alla sorpresa si è aggiunto l’imbarazzo di dover scrivere qualcosa di molto privato; ma poi ho pensato che alla fine per tutti noi che abbiamo un’auto d’epoca, raccontarne la storia vuol dire raccontare qualcosa di intimo, personale. Parafrasando Balzac, ogni automobile racchiude la storia privata di una nazione.
La mia inizia con la storia di un’altra 127, quella di mia madre. Era il 1987, lei era appena rimasta vedova molto giovane, sulle spalle due bambini, un mucchio di cambiali, e la Fiat 124 Special T 1600 rossa di papà, per lei troppo grande, troppo potente, troppo onerosa da mantenere.
Entra in casa nostra questa 127, una 900 C usata ma tenuta bene, con la discreta eleganza del blu notte e gli interni in vinilpelle color biscotto. È l’auto delle prime vacanze al mare soli con la mamma, l’auto con cui ci ha accompagnati a iscriverci alle medie superiori, con cui ci ha portato a fare le prime guide con il foglio rosa. La ricordo ancora, mia mamma, che stringeva quel grande volante nero guidando in modo meticoloso e con un po’ di ansia, ad andatura moderata ma brillante come le aveva insegnato papà. La prima auto guidata, le prime uscite al liceo, la prima ruota a terra da cambiare, il primo tamponamento.
Poi era arrivata la rottamazione del 1993, e l’ultima immagine che avevo era di lei issata sulla bisarca del concessionario, che se la portava via.
In questi anni ho sempre avuto auto storiche, sin da ragazzo: prima la Dyane 6 azzurra, poi la Fiat 500R, poi la Panda 4×4; ma passata la boa dei miei primi 40 anni, decido che è arrivato il momento di regalarmi qualcosa di più confortevole, più evoluto, se vogliamo anche più “piccolo borghese”: valuto la Renault 16 – introvabile – la 124 terza serie, forse un po’ impegnativa, e così via così finché un giorno il mio caro amico Filippo Fili, meccanico di fiducia, mi regala una brochure della 127 seconda serie, dicendomi: «Pensaci su, prima di prendere qualsiasi altra decisione». La sfoglio e un mare di ricordi tornano in mente. Piccola, ma robusta e versatile, con consumi contenuti e tanto spazio dentro, un bagagliaio pieno di ricordi. Insomma avevo sbagliato a non considerarla. Non credevo nemmeno di riuscire a trovarne una in vendita, ma alla fine ho fortuna e ne scovo una, molto ben tenuta, alle porte di Torino.
Non avevo cercato una 127 blu come quella di mia mamma: perché io volevo la mia 127, con cui vivere la mia storia, da caricare con i miei ricordi.
Targata TO, allestimento “L” con gli interni color biscotto, carrozzeria verde brillante – tipico colore “di sicurezza” degli anni ’70 – e immatricolata nell’autunno del 1978: autunno caldissimo negli stabilimenti di Mirafiori, autunno di un anno tribolato e difficilissimo per il nostro Paese. Eppure questa piccola Fiat supera indenne gli anni di piombo, all’inizio acquistata da un dipendente Fiat con gli sconti dedicati e subito rivenduta a una signora che la cura scrupolosamente per i successivi 33 anni, poi acquistata da un fotografo collezionista di vecchie Fiat, che poi la vende a me.
Le piccole manutenzioni di routine, le messe a punto come da progetto, e me ne innamoro subito, ci giro mezza Italia; poi nel 2017, in previsione del suo quarantesimo compleanno, decido di affidarla al mio amico Filippo del 2cv Palace prima per regalare un restauro di carrozzeria, approfittando della riparazione di due ruggini invisibili all’esterno ma molto insidiose benché su una scocca altrimenti sanissima, e più tardi per revisionare le boccole e i leveraggi del cambio che, negli anni della signora torinese, aveva raramente conosciuto l’ebbrezza della quarta marcia.
Quarta marcia che oggi sfrutto pienamente, nei viaggi al mare, nelle escursioni con gli amici, o anche solo uscendo per farle sgranchire le bielle, nella seconda, nuova vita, che ci siamo regalati per i nostri primi quarant’anni.
Michele Riccardi Dal Soglio
Che felicità rivederla! Ebbene sì, io sono “il fotografo di Torino” che l’ha salvata dalla rottamazione. Complimenti al nuovo proprietario per come l’ha coccolata.
Un’auto stupenda per farsi un week end fuori porta. Grandi ricordi vissuti con Michele e la sua stupenda Verde ❤️
Fu la mia prima auto me la regalò mio padre poco prima di partire militare nell’aprile del 1984. La portai anche a Brescia devo prestavo servizio, poi per un periodo rimase tra le grinfie di mia sorella, che decise di prendere in pieno un furgone e piegarla in due. Fu venduta da mia madre poco prima di terminare il servizio di leva. Ho bei ricordi anche se brevi della mia 127 confort, che ironia della sorte era targata Roma T51127.