Fiat 126, storia di una citycar all’italiana
Estate 1957: il 4 luglio Fiat presenta la “Nuova 500”. Ha inizio la musica del boom economico italiano che si diffonde dai 4.000 juke box presenti in Italia e sulle strade grazie alla 500: l’auto delle scampagnate, e dell’emancipazione. Un bignè in tempo di guerra, che emozionava senza essere indispensabile.
Salone di Torino 1972: viene presentata la Fiat 126. Un’auto che non emozionerà. Deve servire perché si parcheggia più agevolmente, perché consuma meno delle altre. Indispensabile per chi deve spostarsi in città. È la seconda macchina.
Il rumore del suo motore rievoca negli adulti di oggi gli anni delle scuole elementari, della mamma che li accompagnava a lezione, l’auto della maestra.
Non più il sogno di libertà dei giovani dunque: quello della 126 sarà un ruolo di razionalità e di bisogno. La sua forma doveva essere funzione dell’abitabilità interna.
La 126 è nata anche per scorrere in una rete autostradale che la 500 non aveva conosciuto durante il suo esordio: l’abitacolo più rifinito ed il motore più potente contribuivano così a limitare il senso di inferiorità nelle strade a scorrimento veloce. (Leggi i consigli per comprare una Fiat 126 usata).
L’INIZIO DI FIAT ALL’ESTERO
La Fiat 126 è anche un punto di svolta nell’industria italiana. Nel 1973, nasce la fabbrica Polacca della Fiat (Fabrika Samochodòw Malolitrazowych) di Belsko-Biata e di Tychy.
La 126 è stata infatti la prima Fiat prodotta in Polonia e ha rappresentato per il popolo polacco quello che la Fiat 600 aveva rappresentato per l’Italia 20 anni prima.
L’8 luglio 1979 termina la produzione italiana della 126 (Cassino) relegando la produzione dell’intera gamma alle fabbriche polacche.
Dopo varie versioni nate a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, la 126 viene equipaggiata, nel 1987, con un bicilindrico di 700cc raffreddato ad acqua, progettato per essere posizionato in posizione orizzontale sempre posteriormente e che permette la creazione di un vano bagagli posteriore, proprio sopra il vano motore. Era nata così la “126 Bis”. “Bis” era il doppio vano bagagli presente in questo modello. Ancora più utilitaria quindi.
Nel 1991 terminò definitivamente la commercializzazione della 126 in Italia. Prodotta e commercializzata in Polonia fino al 1997, quando terminò sua la produzione, la “126 bis” lasciò il passo alla “126 Maluch” (“piccola” in polacco) quella che i polacchi invece continueranno a fabbricare e comprare fino alla fine della sua carriera. Il 22 Novembre 2000, dopo 28 anni.
LO ZAMPINO DI DANTE GIACOSA NELLA MECCANICA
Progettata dall’ingegner Giacosa a metà anni ’50 e proposta per la prima volta nella Fiat 500 del 1957, la meccanica era caratterizzata da un propulsore bicilindrico a pistoni gemellari, raffreddato ad aria e collocato nella parte posteriore.
Il sistema di raffreddamento ad aria evitava di dover dotare il propulsore della pompa acqua, del radiatore e di condotte esterne: un bel risparmio in termini di manutenzione.
La 500L con il suo 499cc raggiungeva i 95 Km/h erogando 18CV a 4300 giri/min. La 126, con il 594cc di cavalli ne aveva 23, e arrivava a 110 Km/h arginando il problema della 500: la marcia in autostrada.
Era diversa dalla 500 per gli aspetti relativi alla sicurezza passiva, in linea agli aumentati standard richiesti dal periodo. La struttura portante della 126 era difatti a deformazione progressiva per resistere meglio agli urti frontali mentre il serbatoio del carburante era collocato in posizione protetta sotto il divanetto posteriore. Chi andava a far carburante con la 126 non doveva più mostrare il disordine di oggetti che regnava nei vani bagaglio delle 500 dove era collocato anche il serbatoio. Scompariva così anche il dolce profumo di benzina Super che rendeva ogni sosta al distributore un’esperienza piacevole.
ADDIO ALLA DOPPIETTA
L’impianto frenante, all’inizio del tutto simile a quello della sua antenata, a qualche anno dalla produzione fu sdoppiato tra assale anteriore e posteriore in concomitanza con il montaggio di freni a tamburo più grandi nelle ruote anteriori. In tutto questo scomparve la tendenza del pedale del freno ad “affondare fino al tappetino”: la 126 dava una sensazione di frenata più rassicurante.
Con la 126 scomparve anche la caratteristica manovra della “doppietta”, grazie all’inserimento dei sincronizzatori di rapporto per la seconda terza e quarta marcia. Rimase tuttavia l’obbligo di arresto per inserire la prima marcia, ancora priva del sistema di sincronizzazione.
La batteria, posta anteriormente in una posizione del tutto esposta agli urti, godeva di una ricarica potenziata attraverso l’introduzione dell’alternatore al posto del dinamo: ci si poteva accorgere di questo perché chi possedeva la 500 era abituato ad una luce rossa che sia accendeva nel quadro strumenti durante le soste al semaforo. Nella 126 la spia rossa non si accendeva più.
L’alternatore venne introdotto soltanto nell’ottobre 1976, in occasione del lancio della Personal e del restyling della versione base.
Altre Fiat 126 sono state prodotte derivate da questa utilitaria come la Fiat 126 Jungla prodotta dalla carrozzeria Savio di Torino, io ne ho una molto carina.
sulla mia 126 la luce dell’ alternatore si accende al minimo e si spegne a 1200 giri
Gioellino tutto italiano <3
è stata la mia prima auto di papà che mi accompagnava nella mia attività di medico veterinario…
E’ stata la mia prima auto!!! pagai più pdr il passaggio di proprietà che non per l’auto, dato che eravamo quasi coetanei,,,però che ricordi!!!!Riguardo il discorso dinamo/alternatore, confermo che le prime serie avevano la dinamo, la mia, del marzo 1973 l’aveva
Avevo 13 anni quando la presi di nascosto dal papà…insomma era un giocattolo….
quanta nostalgia..