Accanto a blasonati brand come Ferrari, Bugatti, Maserati o Lamborghini, divenuti ormai sinonimo stesso di eccellenza ‘Made In Italy’, da quasi quarant’anni l’Italia sta scrivendo silenziosamente un’altra importante pagina nella saga dell’automobilismo sportivo. La storia di cui vi parleremo ora è quella di Ferruccio Covini, ingegnere aerospaziale fondatore nel 1978 della Covini Engineering, con sede nella provincia di Piacenza, nonché docente universitario e poliedrico personaggio con interessi che spaziano dalla progettazione di prototipi ed elicotteri ad alcune incursioni nel mondo della letteratura, con il suo romanzo autobiografico “Via Emilia, 33. Un’isola in mezzo al cielo”.
In un certo senso si potrebbe dire che l’importanza di Covini nel panorama automobilistico è inversamente proporzionale al numero di vetture che produce. Come riportato infatti anche da un’intervista realizzata in esclusiva per il magazine del portale Noicompriamoauto.it, la Covini Engineering sforna pochissimi esemplari ogni anno – tra i sei e gli otto in media -, senza per questo scoraggiare collezionisti ed appassionati disposti ad attendere tempi biblici, pur di avere il privilegio di mettersi al volante di uno dei suoi gioielli.
Come Covini stesso rivela nel suo romanzo, la passione per i motori nasce già in giovane età, portandolo presto ad avere brillanti intuizioni che, insieme ad un costante desiderio di osare e innovare, e a dispetto del basso profilo mantenuto ancora oggi, lo hanno proiettato nell’olimpo degli automotive designer di culto. Tra queste, la creazione di un veicolo a 4 ruote motrici con carrozzeria a pannelli modulari e simmetrici (il prototipo T44, presentato nel 1978) e l’uso della motorizzazione diesel su una vettura sportiva, la B24/Sirio; presentato al Salone dell’auto di Ginevra nel 1981, le B24 è il primo veicolo a gasolio dotato di un intercooler aria-liquido, e in grado di superare i 200 km/h. Ma le novità non finiscono qui..
Gli anni ‘70 furono infatti di ispirazione per Covini anche per un altro ambizioso progetto.. Ricordate la celebre Tyrrell P34, prima e unica monoposto di F1 a 6 ruote progettata da Derek Gardner, vincitrice nel Gran Premio di Svezia del 1976? Proprio ad essa si è ispirato l’Ing. Covini per la realizzazione della C6W, prestigioso coupé decappottabile dalla linea decisamente futuristica, che ha introdotto per la prima (e a quanto è dato sapere, unica) volta, all’interno del segmento delle auto sportive, la soluzione progettuale dei tre assi – due anteriori e uno posteriore – con ruote di rispettivamente 15 e 20 pollici. Se questa è la caratteristica certamente più appariscente della CW6, presentata per la prima volta al pubblico nel 2008. grazie al telaio tubolare in acciaio con rinforzi in carbonio, e la carrozzeria in fibra di vetro e carbonio, la vettura si distingue anche per il peso ‘piuma’ di 1150 kg. La CW6 monta un motore 4.2 V8 progettato da Audi, con 470 Nm di coppia massima e in grado di superare i 300 km/h. A fronte di prestazioni da vera e propria supercar, è proprio l’innovazione delle sei ruote a garantire aderenza e capacità di frenata al veicolo, minimizzando in maniera significativa i problemi di sottosterzo e il rischio di aquaplaning. Quale sarà la prossima novità in cantiere? Per scoprirlo, potete consultare il sito web della Covini Engineering.