di Marco Bellotti
In quel parcheggio c’era sempre una vecchia Alfa Romeo Alfasud bianca guidata da un professore che veniva utilizzata principalmente per fare il tragitto casa/scuola. Veniva tenuta sempre all’aperto, per strada, era targata Firenze con targa nera e tutte le volte che passavo la vedevo li, parcheggiata davanti ad un condominio. Un giorno sparì, e nel suo posto riservato arrivò una station wagon evidentemente più pratica per la sua famiglia.
Nulla più si sapeva di quella Alfasud, né la fine che aveva fatto, né se data in permuta oppure rottamata.
Nel febbraio 2013, un’uscita per fare delle foto all’interno di un fabbricato abbandonato; un vecchio cementificio dismesso dagli anni 60. Ad un tratto, sotto ad un portico in mezzo a sporcizia e macerie di ogni tipo cosa scorgo? Lei! La vecchia Alfasud del professore! Abbandonata sotto centimetri e centimetri di polvere che si erano depositati sul suo bel Bianco Capodimonte. Qualcuno aveva rubato gli stemmi, i fari erano rotti. Era stata abbandonata nel 2004 (tale data recitava l’ultima assicurazione esposta) e nessuno l’aveva più mossa.
Così per saperne di più, mi misi alla ricerca del proprietario e fortunatamente lo trovai dopo vari giri di telefonate a mezza città. (leggi la storia della Alfasud Alfa Romeo).
Ci accordammo di tornare a vederla insieme. Il professore mi disse che erano almeno 10 anni che non tornava li dalla sua macchina, quasi non si ricordava nemmeno di averla. L’abbandonò in quella vecchia fabbrica dopo un piccolo tamponamento che subì nel 2004 nel quale le piegò la parte posteriore spezzando anche una cerniera del bauletto. Dato che era una macchina “vecchia” dal valore all’epoca nullo e conciata male preferì parcheggiarla li invece che darla indietro o rottamarla visto che il motore boxer aveva all’attivo solo 96.000km.
Mi raccontò che lui la comprò usata negli anni ‘90 da una signora fiorentina che ci percorse solo 30.000 km.
Dopo un attenta analisi, chiesi se potevo comprare la Alfasud da parte sua ci fu una richiesta talmente alta di prezzo da scoraggiare chiunque all’acquisto, indipendentemente dalle condizioni.
Passarono due anni, e nel 2015 il ricordo di quell’Alfasud mi riapparve un giorno mentre riguardavo vecchie foto sul mio computer.
Decisi così di istinto di riprovare una seconda volta a trattare l’acquisto con il professore non tanto perché desideravo in particolare restaurare una Alfasud, ma più che altro perché mi stimolava l’idea di un altro salvataggio epico. Questa volta feci la premessa di offrire io una cifra, e tolsi esattamente uno zero da quello che due anni prima fu la sua richiesta.
Incredibilmente questa volta accettò, e dopo pochi giorni tornai con un carro attrezzi per riesumare dal letargo di 11 anni questa Alfa Romeo.
Vedere le sue ruote tornare a girare dopo tutto questo tempo mentre veniva trainata dal cavo del carro attrezzi non mi ha emozionato. Vederla tornare alla luce del sole in viaggio dopo questo lungo sonno è stata una bellissima sensazione.
Scaricata presso la carrozzeria di un amico, ho impiegato ben due giorni interi per levare e sgrassare tutta la polvere depositata sulla carrozzeria.
Già a un primo sopralluogo dove era abbandonata rimasi stupito di quanto, nonostante la fama della Alfasud divorate puntualmente dalla ruggine, questo esemplare appariva in buone condizioni. Le pareti del vano erano motore perfette come l’interno dei parafanghi senza nemmeno un punto di ruggine.
Dopo il lavaggio potei finalmente scoprire le reali condizioni. Diciamo che nell’insieme poteva andare peggio: il tetto era grandinato; il tamponamento aveva piegato la traversa posteriore (da raddrizzare a banco) piegando il baule e spezzandone una cerniera; un po’ di ruggine era presente nel contorno del parabrezza dove nella parte bassa c’è un piccolo buco (l’unico presente su tutta l’auto!); altra ruggine di non rilevante entità nel vano batteria e nella parte bassa vicino alla marmitta. Il carrozziere si stupì delle buone condizioni di questa Alfasud, regalandomi un primo sorriso di contentezza.
Per quanto riguarda gli interni il metodico professore aveva coperto i sedili con ben due strati di foderine e quindi il rivestimento originale del ‘78 è rimasto come nuovo, eccezion fatta per un piccolo strappo sul sedile guida facilmente riparabile.
Per tutte le piccole parti rotte o mancanti ho scovato in rete una gemella in Sicilia dalla quale mi sono fatto mandare tutto l’occorrente per riportare al suo posto tutti i dettagli nel migliore dei modi.
All’interno ha anche un’autoradio Autovox originale degli anni ’70, bellissima. (guarda il video con l’Alfasud Club Italia)
Dalla carrozzeria senza eseguire nessun intervento l’ho trasferita in officina per constatare la cosa più importante e che avrebbe determinato la continuazione o meno del progetto di recupero: le condizioni del motore boxer.
Su consiglio di appassionati del marchio non ci siamo nemmeno accinti a provare una messa in moto se non dopo di aver rifatto cinghia di distribuzione e servizi, filtri, olii… insomma, un mega tagliando.
Con piacere, dopo 11 anni, questo motore è ripartito emettendo un “ruggito” unico, quasi sportivo, voglioso di tornare a correre in strada, una sensazione che nessuna delle mie altre auto d’epoca mi ha mai trasmesso.
Un altro punto di forza per la Alfasud, modello bistrattato e guardato storto da molti, ma con il quale l’Alfa Romeo aprì le porte alla trazione anteriore e dette la possibilità alle famiglie meno abbienti di permettersi un modello di impostazione sportiva come tutte le altre famose berline del marchio, ma da una linea ancora oggi (specie nella coda) molto moderna e innovativa per il tempo.
Complimenti....anche io ho vissuta una esperienza molto simile.....ho rirato fuori da un box una Alfetta 20 C.E.M del 1983 ferma dal 1999 con soli 63000 km....che gioiello!!