L’interesse verso le auto storiche ha portato al moltiplicarsi di Mostre Scambio. Situazioni dove gli appassionati si scambiano oggetti, accessori e ricambi di modelli fuori produzione. Nate con l’intento di seguire la logica del baratto tra standisti, queste sono diventate veri e propri appuntamenti dove la logica dello scambio ha lasciato spazio a quella del mercato vero e proprio. Così importante da averne convertito il nome in “Fiere d’auto Storiche”.
Purtroppo dove entra il denaro esce la passione, quel fluido che genera contatti e Clubs, piccole comunità e amicizie. E c’è da notare che negli ultimi anni l’interesse verso le auto storiche ha raggiunto livelli impensabili. È vero che il settore dell’antiquariato (in termini del tutto generali) sta coinvolgendo fasce sempre più estese di pubblico e con esso quello delle auto storiche; è altrettanto vero che i pezzi d’epoca sono in numero finito. Sembrerebbe fisiologico quindi che l’evoluzione in valore del singolo pezzo segua pedissequamente la legge di mercato facendo lievitare il prezzo all’acquisto col tempo.
Ma ciò che si sta verificando oggi nelle mostre scambio ha un sapore diverso. Un fenomeno così radicato da identificare l’evento di Padova in qualcosa di inedito (guarda cosa succederà nell’edizione 2017). Non più quindi un’occasione dove scambiare pezzi o automobili bensì un appuntamento dove fare affari. E sì, perché l’auto storica è diventata un bene al quale associare un valore monetario al pari di un titolo di Stato, possibilmente in continua rivalutazione. Un bene di investimento quindi, un contrassegno fruibile in una logica di finanza reale all’interno di un contesto economico globale traballante ed incerto.
Gli abitacoli delle auto d’epoca di Padova non emanano più l’odore del passato, bensì l’ansiosa ricerca di un rifugio dove mettere al riparo i propri interessi economici, i propri risparmi. Questo si riscontra anche, anzi soprattutto, nelle espressioni dei possessori che espongono il proprio gioiello nello spazio riservato: uomini d’affari che vestono gli abiti dei commercianti, che si esprimono con il linguaggio del mercato, che spesso non conoscono nemmeno le caratteristiche tecniche delle proprie auto ignorandone talvolta anche la storia. D’altro canto non occorre una reale passione per una contrattazione: è molto più importante conoscere la tecnica di vendita intercettando da lontano il probabile acquirente. Meglio “annusare” chi ancora compra per passione perché rappresenta un facile bersaglio sul quale praticare l’affare della giornata.
Un effetto algido questo verso chi riserva passione e coinvolgimento reale per un settore poco considerato fino qualche anno fa. Sicuramente esiste una spinta propulsiva da parte dei popoli nord-europei (tedeschi in prima linea) nell’ingigantire l’interesse soprattutto verso i marchi prestigiosi come Alfa Romeo, Ferrari, Porsche. Di fronte questo quadro l’appassionato subisce una duplice sconfitta: la scarsa possibilità di diventare possessore di un modello a causa del prezzo proibitivo oltre alla perdita del primordiale significato di una mostra.
All’interno degli stand è possibile guardare, sbirciare, sognare. Ma non domandate: i vostri sogni potrebbero implodere in un sentimento di frustrazione. Soprattutto di fronte alla fitta schiera dei cartelli “venduta” apposti sui parabrezza dei mezzi in esposizione. Così fitti da far sembrare gli stand dei rimessaggi. C’e’ da sgranare gli occhi sui 75.000€ di una Alfa Romeo 1750 GT. Non si rimane nemmeno indifferenti di fronte ad una A 112 Abarth prima serie proposta a 25.000 €. Sulla stessa scia si impallidisce di fronte ad un Devio-Luci per una comune Fiat 127 a 100 euro. L’emozione si ferma laddove inizia la grottesca realtà di un mondo racchiuso in 15 padiglioni che, oltre alle auto, offrono la possibilità di sorbirsi un caffè per 1,5 € o 4,5 se accompagnato da brioche. La coda tuttavia si forma alla cassa dei vari bar perché per quanto cari, quelli son prezzi ancora alla portata di tutti. E chissà se un giorno pagheremo 22 euro d’ingresso ad una Fiera di Auto storiche per cercare di acquistare una Fiat Punto per una cifra a quattro zeri…
Nota della redazione: l’autore dell’articolo lo trovate qui al volante di una Alfetta.
parole sante..mostra scambio è oramai archeologia mnemonica..