Arese, anni ’70. Dagli stabilimenti Alfa Romeo esce un modello che segnerà un decennio, ma soprattutto la cultura italiana. La nostra industria automobilsitica sapeva innovare, e creare auto che fossero davvero «un concentrato di stile e tecnologia».
Parola di Flaminio Massetti. Per lui la quintessenza di questo concetto è rappresentata dall’Alfetta, un’automobile talmente innovativa che il suo progetto, nato alla fine degli anni ’60 è rimasto in vita fino agli anni ’90.
PRIMA IN TUTTE LE CLASSIFICHE
E Flaminio con la sua auto ha un rapporto molto particolare, intimo. Può esistere l’amore tra un essere umano e «un pezzo di lamiera»? Sì, e ne abbiamo la prova.
Già al momento dell’acquisto, tra Flaminio e la sua Alfetta è stato amore a prima vista. Un ‘auto che lo riporta indietro in un decennio che ha visto solo da bambino, e dove questa macchina era diventata veramente un mito.
Era al primo posto in tutte le classifiche che Flaminio e i suoi amici facevano da bambini, affacciati al terrazzo e guardando tutte le macchine che passavano. Nella sua graduatoria, a distanza di anni, l’Alfetta non ha perso posizioni. Per Flaminio è l’automobile dell’ozio creativo, una macchina che permette di pensare, e di sciogliere la tensione «perché quando sei al volante ti mette tranquillo lei».
L’AUTO DELLA POLIZIA E DELLA MALAVITA
Ma l’Alfetta regala anche emozioni. D’Altronde è un’Alfa Romeo, e a quel tempo nel mondo di berline così eleganti e così sportive non ne esistevano. Ancora oggi questa automobile ha il suo carattere su strada, e regala un comfort che non fa pensare di essere su una macchina che ha più di 40 anni.
Sul fatto che il motore sia brillante basta guardare indietro per togliersi ogni dubbio. Se era il mezzo preferito dai malviventi per le fughe, ma anche la macchina della polizia, un motivo c’è.
Non solo guardie e ladri, però. L’Alfetta è stata anche l’auto della borghesia, un’auto che non passava inosservata. E che non passa inosservata nemmeno oggi, quando riporta nella mente di chi la vede passare i ricordi del tempo in cui la possedevano, o in cui sognavano di poterla guidare.
Questa è una vera Alfa Romeo al contrario di quella che fanno adesso che non ci assomilia per niente. Mi spiace ma anno toppato di brutto con la Giuglietta nuova.