È arrivata in famiglia quando io non avevo ancora 14 anni e ancora giravo per la città in bicicletta. Alfa 75 seconda serie, 1.8, grigio medio metallizzato, e una linea che urlava dinamismo anche da ferma.
A dirla tutta la 75 aveva già perso lo scettro di ammiraglia in casa Alfa, rubato dalla 164, diversa in tutto, meccanica, stile e filosofia da plastica dozzinale.
In quei primissimi anni 90 la 75 viveva il suo declino eppure manteneva quel fascino che le rimarrà addosso per sempre, anni luce davanti alla 164.
Mio padre la utilizzava quotidianamente per il tragitto casa lavoro. Io ci salivo come passeggero apprezzandone il rumore inconfondibile quando papà schiacciava l’acceleratore… il luccichio del control panel che sembrava fantascienza, il freno a mano che sembrava la manetta di un jet e soprattutto la bella atmosfera da berlinetta sportiva che vi si respirava.
LEZIONI DI GUIDA CON L’ALFA 75
Le vacanze estive erano un’esperienza vera: il caldo torrido e l’assenza del condizionatore, i finestrini aperti e il rumore, parte integrale della macchina con il sommesso borbottio che saliva e si trasformava in urlo possente nell’arco giallo del contagiri.
Gli anni passavano, prima di prendere la patente, a 17 anni ho convinto mio padre a darmi qualche lezione di guida.
I primi metri li ho fatti in uno spiazzo, dove oggi c’è un supermercato, senza mai superare i 20 all’ora. Ho imparato così a mettere tutte le marce quasi senza accelerare, giocando con la frizione.
Così, pian piano ho preso dimestichezza e imparato a guidare.
17 ANNI E TROPPA VOGLIA DI GUIDARE
Papà però in quel 1998 venne trasferito all’estero, così mi ritrovavo spesso a casa da solo visto che anche mia madre all’inizio lo seguiva spesso nei suoi viaggi. E qui è nata un’idea malsana, il pensiero che di giorno in giorno mi tormentava.
La voglia di prendere la macchina e farmi un giro, anche se avevo solo il foglio rosa. La prima volta è stata di pomeriggio.
Con un po’ di paura sono sceso nel garage, stando attento che i vicini non mi vedessero, e ho messo in moto.
Retromarcia e piano fuori dal garage all’interno del cortile condominiale. C’era ancora la P sul lunotto posteriore.
Ma il pensiero all’ira dei miei se avessero saputo cosa combinavo mi ha fatto desistere, così l’ho rimessa in garage. Il giorno dopo però ho preso più coraggio: sangue caldo dei 17 anni.
EMOZIONI, AL LIMITE
Dopo aver aspettato la sera per non essere visto dai condomini, sono sceso velocemente in garage, via la P da sfigato, e in un minuto ero in strada. Wow. Svolta a sinistra, quartiere periferico e strade deserte. Semaforo. Luce verde.
Innesto la prima. Su fino al limitatore, poi la seconda, poi la terza, ah il rumore, il cuore a mille, un po’ per l’emozione della velocità un po’ per la paura di essere beccati.
Un giretto di 10 minuti scarsi per il quartiere godendomi l’auto e arriva l’ora di rientrare, più che altro per la paura di essere visto da qualcuno o peggio fermato dalle forze dell’ordine.
Freno. Torno indietro. Ma prima ecco uno spiazzo di erba grande abbastanzA. Ci arrivo piano in seconda, metto la prima, giro il volante e accelero a fondo, l’auto comincia a girare su se stessa..grandioso il primo 360°. Al rientro a casa sapevo già che l’indomani l’avrei rifatto.
Nei mesi successivi, quando entrambi i genitori non c’erano, le uscite erano diventate quotidiane e pian piano imparavo a conoscere l’auto. Ci andavo in sala giochi pomeriggio, e anche a scuola, nascondendola però in un parcheggio esterno per non essere visto dai professori.
L’INESPERIENZA E LA TRAZIONE POSTERIORE
Poi, nel maggio del 1998 è arrivato il fatidico giorno: ho preso la patente. Esattamente due giorni dopo, al ritorno da una serata tra amici, in una curva presa allegramente, con l’idea di fare l’ennesimo sovrasterzo della giornata, la 75 mi ha ricordato che una trazione posteriore e un giovane e inesperto guidatore non erano il mix ideale.
E così il sovrasterzo è finito su un albero. Frontale andato e radiatore sfondato. Ma la cosa più amara era la diagnosi che sconsigliava dal punto di vista economico la riparazione.
Sapevo che non avrei avuto un’altra macchina bella come la l’Alfa 75. Quel fine settimana ho accompagnato il babbo alla concessionaria Alfa Romeo. Siamo tornati a casa con una 145 1.4 ts grigia. Ma questa è un’altra storia.
Vabbe la 145 non e'malvagia. Molto sottovalutata,e probabilmente piu' affidabile. Mi avessi detto che ,la macchina a sostituire la 75, e stata una daewoo matiz, forse ti avrei dato molta compassione. Cmq la 75 guida come nessuna macchina che io abbia guidato (inclusa la 4c e una 911). Ne ho due: una 2.0 ts e una 1.8 turbo america. Ma ho anche una 145 quadrifoglio e una 916 gtv 3l v6. Tutti i modelli hanno il loro carattere.