Ferrari Rainbow, quando lo stile è squadrato
Nel 1976 Bertone ha uan grande possibilità. Esprimersi al 100% della creatività, procucendo con il marchio del Cavallino rampante un’automobile che già a priori si sa che non sarebbe destinata al mercato.
Per realizzare questo prototipo, chiamato Ferrari Rainbow, il designer parte da un modello che è rimasto nella storia della casa automobilistica di Maranello: la 308 GT4 Dino.
E proprio da questa macchina viene recuperato lo chassis, accorciato di 10 centimetri, e sotto il cofano viene montato un motore V8 di 3.0 litri, con una potenza di 250 cavalli.
Questo esperimento è stato presentato al pubblico al Salone di Torino del 1976, e ha sorpreso immediatamente il pubblico, in particolare per l’avanguardia nel design. Le linee squadrate e piuttosto strane, davano una nuova speranza per una l’industria automobilistica italiana. E a guaruanddare qualche dettaglio, forse si può notare che da questa automobile nasce qualcosa che si vedrà nell’estetica di auto più “giovani”.
Ma se le linee squadrate sarebbero arrivate sul mercato anni dopo, con questa Ferrari si voleva sperimentare, con l’introduzione di angoli quasi retti che su un’auto marchiata con il Cavallino rampante non si erano ancora visti. Anche perché a capo del centro stile dell’azienda c’era un tale Marcello Gandini, un designer visionario, capace di creare capolavori del calibro della Lamborghini Miura, un’automobile che al momento della sua presentazione ha fatto invecchiare di colpo tutte le concorrenti.
NELLA COLLEZIONE PRIVATA BERTONE
Guardando qualche dettaglio della macchina risalta subito il tetto è apribile che, nonostante l’aspetto avveniristico dell’automobile, si apre manualmente. L’idea era di creare un pannello che si piegasse di 90 gradi, per poi infilarsi nello spazio tra i sedili e il vano motore.
Secondo le fonti meglio informate, oggi la Ferrari Rainbow si trova nella collezione privata di Bertone. Difficile da avvistare in giro – come la Ferrari 365 P Berlinetta – o anche semplicemente da conoscere, per chi non è un vero appassionato del marchio Ferrari.