di Francesco Patti
Ciascuno di noi ha le proprie preferenze in tema di automobili: c’è chi predilige le coupé, chi le berline di rappresentanza, chi ha un debole per le spider, chi sostiene che si può parlare di motore solo quando i cilindri sono in numero di dodici. I sogni sono belli, aiutano a vivere meglio e ognuno ha i suoi, diversi da quelli degli altri. Ciononostante credo di non poter essere smentito se affermo che tutti coloro che hanno superato i quarant’anni di età sono accomunati da una triade di mezzi che almeno una volta nella vita hanno guidato o in cui, quanto meno, ci sono saliti. Pensateci bene, è certamente così; sono tre veicoli d’epoca che senza ombra di dubbio ritroviamo nelle fotografie ingiallite custodite in vecchi album, mezzi di cui ci si ricorda nelle chiacchiere fra amici. Vi vengono in mente? Suvvia, sveliamoli.
La Fiat 500 degli anni Cinquanta (leggi i motivi per amare la tua 500) è stata la seconda o terza auto per alcune famiglie oppure l’unica per altre, magari meno abbienti ma comunque felici di disporre di un mezzo così pratico ed economico e pure capace di riscattare pienamente la sua immagine estremamente semplice e popolare grazie all’aura di dorata sportività conferita dal marchio Abarth (guarda il museo dello Scorpione). Il tetto apribile dava la magia di un contatto più ravvicinato con lo spazio circostante, con la natura attraversata, con il caldo, con l’umido, perfino con la poesia delle prima gocce di pioggia di un pomeriggio autunnale.
Una pinza e un giravite permetteva di risolvere qualunque problema sulla 500. La piccola Fiat scaturita dai progetti di Dante Giacosa è stata l’auto comperata con i primi guadagni, quella adoperata per le lezioni di guida in prossimità dell’esame per conseguire la patente; è stata la macchina dalla quale si sono sventolate bandiere di festa o di protesta fuori dal tetto, l’hanno avuta le nonne che portavano i nipotini in gita al mare, si è resa protagonista di avventurose traversate lungo l’Italia, ha consentito di parcheggiare agevolmente a professionisti che raggiungevano lo studio di lavoro lasciando la macchina grande in garage. Quasi cinque milioni di esemplari sono la concretezza della sua ramificazione sociale (guarda il video sulla 500 di Carlo, che possiede dal 1967).
La Fiat Panda nella generazione prodotta dal 1980 al 2003 si è vista nei parcheggi dei supermercati come in quelli delle località sciistiche più glamour, accanto a maxi fuoristrada che potevano quasi contenerla nel bagagliaio (guarda la pubblicità della Panda). L’aveva la mamma, era la macchina della fidanzata, usciva al mattino dal cancello della villa del medico nostro vicino di casa, anch’essa ha fatto da prima auto o da scuola-guida. Nella sua prima serie permetteva addirittura di allestire un letto matrimoniale all’interno, con tutto ciò che ne conseguiva in termini di fruibilità ed intimità. La Panda è stata caricata di verdura, di bidoni di vernice, da prestigiosi cani da caccia e di borse dello shopping nei centri cittadini più eleganti. L’abbiamo incrociata in divisa da forze dell’ordine e al lavoro fra le piste degli aeroporti, impegnata sotto tralicci in sperdute località di montagna e all’opera in servizi sanitari.
Due ruote in meno per trovare il terzo mezzo con il quale tutti abbiamo avuto a cha fare: la Vespa della Piaggio. Per alcuni, la cavalcatura del quotidiano tragitto casa-lavoro; per altri la compagna delle gite domenicali, per altri ancora la moto delle vacanze zeppe di chilometri e confini da oltrepassare. Si sa di gente che si è avvicendata tra decine di Vespa distribuite nel corso degli anni, ognuna con una sua prerogativa, con un viaggio diverso dalle altre, con una morosa che non ha conosciuto la Vespa precedente o quella successiva.
500, Panda e Vespa hanno abbracciato ogni categoria di utenti, uomini e donne, giovani e anziani, professionisti e artigiani, benestanti e squattrinati.
E adesso pronti ad inondare lo spazio dei commenti con una valanga di memorie e pensieri contornati dal viaggio in Panda, da quella 500 scassata, dalla Vespa dei primi amori!